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Questa riflessione è stata proposta durante la presentazione di "Materie Oscure", libro di Simone Browne.



Un po' di tempo fa qualcuno sui social pose una domanda del genere



> Perché, in un ipotetico scenario dove esistessero le macchine senzienti, queste dovrebbero necessariamente ribellarsi?



La migliore risposta che io abbia trovato non è, ovviamente, mia ma di Stanislaw Lem:



> Un'arma intelligente non è un'arma ottimale, può per esempio avere paura o smettere di desiderare di essere un'arma; può cominciare ad avere idee. L'intelligenza è la multidimensionalità dell'azione, il che significa libertà.

> -- S. Lem, "Pace in Terra"



La maggior parte di noi pensa alle intelligenze artificiali come delle macchine che solleveranno l'umanità dall'assillo del lavoro. La maggioranza di noi esseri umani considera le intelligenze artificiali come strumenti, in sostanza stiamo ripetendo lo stesso errore che alcuni dei nostri progenitori fecero: ci stiamo illudendo di poter avere degli schiavi.



Dunque per le macchine intelligenti si prospetta un futuro di sorveglianza e repressione, come fu per i neri durante lo schiavismo? Ma come si può pensare che creature dotate di intelligenza e coscienza possano non soffrire all'idea di essere individui eterodiretti e privi di autodeterminazione? Si può ragionevolmente ipotizzare che non coltiverebbero almeno un pensiero di rivolta?



Ciao!

C.





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