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Philosophy of a Knife (Andrey Iskanov, 2008)



Mi sono immolato.



Penso di aver espiato le colpe di almeno 10 vite precedenti e aver riequilibrato il mio karma.



Già il tema non mi ispira e il soggetto è deprimente; le aspettative erano basse (ho visto altri due film del regista) e la visione non mi ha fatto ricredere. Praticamente si tratta di una puntata di: "La storia Siamo noi"; solo meno interessante, con meno ritmo e il narratore con il tono di chi sembra stia leggendo il volantino del supermercato. A questi filmati di repertorio (e annessi effetti sonori posticci) e un'intervista ad uno sconosciuto (non ho scorto il suo nome o cognome), sono intervallate le scene di finzione degli "esperimenti" sui detenuti; di fattura così dozzinale e sciatta da trasmettere solo noia. Un plauso alle musiche che riescono ad essere fastidiose in continuazione, insieme agli effetti sonori invadenti e patetici (ogni volta che si inquadra un bosco -e non nevica- c'è sempre un uccellino che canta).



C'è anche una sottotrama (diciamo così) che, se possibile, rende tutto ancora più squallido, tanto è fuori posto.



Giova ricordare che la durata è di 4 ore. Giova nel senso che se qualcuno fosse tentato di vederlo magari saperlo in anticipo potrebbe farlo desistere.



Il mio ultimo pensiero prima di inviare questo post va a chi ha dato soldi al regista per girare questa cosa.



Ciao!

C.



PS: se qualcuno conoscesse il traduttore o la traduttrice che ha scritto i sottotitoli riferite a questa persona che i "piatti petri" non esistono, a meno che si riferisse al giradischi che compare nel film (i giradischi marca "Petri", immagino)! :)



#recensioni

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